Descrizione
Il palazzo è costituito da un corpo di fabbrica di epoca trecentesca che si sviluppa lungo via San Pietro Incarnario su tre piani.
Al centro del palazzo è ubicato il portale d’ingresso che accede all’androne; nella serraglia un mascherone (vedi foto1), elemento decorativo molto diffuso dal primo cinquecento in poi, che richiama modelli sammicheliani.
Nelle cantine sono presenti impianti murari di origine romana con sovrastanti murature e volte trecentesche e cinquecentesche.
Si può presumere che dal 1500 al 1700 vi siano stati sostanziali interventi sui volumi iniziali ma solo in fase di restauro, si potranno fare considerazioni più precise.
Allo stato attuale, la data 1853 riportata nel pavimento a terrazzo veneziano del salone al piano primo, è testimone dell’ultimo intervento edilizio più importante.
L’androne si apre verso il cortile interno e termina con un portale bugnato ad arco ribassato.
Il cortile è definito da altri corpi di fabbrica d’epoca più recente.
Nella serraglia dell’arco del balcone del salone principale, prospiciente il cortile interno è presente uno stemma di piccole dimensioni, che potrebbe richiamare un matrimonio e si rifà alla proprietà Pignolati.
Le finestre del piano nobile presentano trabeazioni semplici che possono datarsi alla metà del 1700.
Le aperture del secondo piano non corrispondono alle finestre originarie in quanto sono state ampliate all’ inizio del 1900 come riportato su un progetto ritrovato in archivio.
All’interno dell’androne si affacciano finestre e porte che conducono a varie unità del piano terra (uffici e negozi); un portone ubicato nella parete di destra mostra il vano scala ed un’ampia scalinata ottocentesca che conduce ai piani superiori.
Il piano primo è caratterizzato da un ampio salone alto più di otto metri che presenta decorazioni a finto marmo d’epoca tardo-ottocentesca. Il piano nobile, precitato, si sviluppa attorno al salone e la parte più interessante si articola sul lato a fronte della via San Pietro Incarnario dove sono stati notati, in fase di ricerca stratigrafica, lacerti di dipinti a fresco e buon fresco risalenti al 1300 e successivi affreschi e stucchi databili 1700-1800 e 1900; vedasi amplia relazione effettuata dal restauratore Giuseppe Vidali successiva alle indagini stratigrafiche effettuate su tutto il palazzo.